

ROMA - "Voglio esprimere la mia vicinanza personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel ricordo di vicende che si sono concluse tragicamente". Comincia così la lettera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scritto ad Anna Craxi, moglie dell'ex leader socialista. Una missiva attesa. Che arriva nell'anniversario dei dieci anni dalla morte, in esilio volontario, di Bettino Craxi. "Ho ritenuto di dover dare al ricordo della figura e dell'opera di suo marito" un contributo "per l'impronta non cancellabile che ha lasciato, in un complesso intreccio di luci e ombre, nella vita del nostro Stato democratico", scrive Napolitano. Figura discussa, quella di Craxi. Protagonista della vita politica italiana, travolto dal ciclone Mani Pulite e morto ad Hammamet, in Tunisia. Figura che ancora oggi divide e crea polemiche. Quello che è certo, spiega il presidente della Repubblica, è che la figura di Craxi, "non può venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità sanzionate per via giudiziaria. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere".
Tangentopoli e l'esilio volontario. Nella missiva Napolitano ripercorre le vicende che portarono il leader socialista in Tunisia. Torna con la memoria ai primi anni '90, ricorda Tangentopoli e "il susseguirsi, in un drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che condussero, tra l'altro, all'incriminazione e a una duplice condanna definitiva in sede penale" di Craxi. Che, ricorda il capo dello Stato, "decise di lasciare il Paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti". Fu quello, continua Napolitano un periodo "tormentato" che impone ricostruzioni "non sommarie e unilaterali". Un periodo in cui si creò un vuoto politico che ha determinato ''un brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia'.
Le inchieste. Poi il presidente affronta la spinosa vicenda delle inchieste per cui Craxi venne condannato. Osserva il presidente della Repubblica, come il leader socialista aprì la strada delle innovazioni istituzionali e in politica estera fornì un incontestabile apporto alla creazione di una nuova identità della diplomazia italiana. E sottolinea come Craxi abbia subito "con una durezza senza eguali" il peso della responsabilità "per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati" dal leader socialista. Ricordando anche una pronuncia critica riguardo ai processi contro Craxi: "Non si può dimenticare che la Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ritenne, nel 2002, che fosse stato violato il 'diritto ad un processo equo' per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea".
Politica e corruzione. Ciò che resta aperta, scrive il presidente della Repubblica, è la "persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica". Napolitano ricorda le parole di Craxi alla Camera del 3 luglio '92, rilevando che attorno al sistema dei partiti "avevano finito per diffondersi 'degenerazioni, corruttele, abusi". Auspicando, infine, "una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano". E puntando alle riforme, quelle stesse c"hhtentò di fare senza esito".
Tangentopoli e l'esilio volontario. Nella missiva Napolitano ripercorre le vicende che portarono il leader socialista in Tunisia. Torna con la memoria ai primi anni '90, ricorda Tangentopoli e "il susseguirsi, in un drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che condussero, tra l'altro, all'incriminazione e a una duplice condanna definitiva in sede penale" di Craxi. Che, ricorda il capo dello Stato, "decise di lasciare il Paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti". Fu quello, continua Napolitano un periodo "tormentato" che impone ricostruzioni "non sommarie e unilaterali". Un periodo in cui si creò un vuoto politico che ha determinato ''un brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia'.
Le inchieste. Poi il presidente affronta la spinosa vicenda delle inchieste per cui Craxi venne condannato. Osserva il presidente della Repubblica, come il leader socialista aprì la strada delle innovazioni istituzionali e in politica estera fornì un incontestabile apporto alla creazione di una nuova identità della diplomazia italiana. E sottolinea come Craxi abbia subito "con una durezza senza eguali" il peso della responsabilità "per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati" dal leader socialista. Ricordando anche una pronuncia critica riguardo ai processi contro Craxi: "Non si può dimenticare che la Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ritenne, nel 2002, che fosse stato violato il 'diritto ad un processo equo' per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea".
Politica e corruzione. Ciò che resta aperta, scrive il presidente della Repubblica, è la "persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica". Napolitano ricorda le parole di Craxi alla Camera del 3 luglio '92, rilevando che attorno al sistema dei partiti "avevano finito per diffondersi 'degenerazioni, corruttele, abusi". Auspicando, infine, "una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano". E puntando alle riforme, quelle stesse c"hhtentò di fare senza esito".